domenica 24 febbraio 2013

WHAT IF 3


Immagina di poterti spostare dovunque solo premendoti il naso o strizzando un occhio. 
 (3 da TTCT: Torrance Tests of Creative Thinking)

Uno scafandro e uno scalpello 
di Ippolito

    C’era  uno  strano bambino con gli  occhiali  rossi.  Un  giorno  andò dal professor Pictemburg che disse: “ Ciao, bimbo con gli  occhiali rossi, ho scoperto una formula  per  viaggiare in poco tempo: strizza l’ occhio sinistro e premi il naso”.
      Egli aveva una bombetta, giacca a righe marroni, due baffi a spirale, una valigetta e un papillon verde. Lo strano uomo aggiunse: “Quando vai per il mondo mi prenderesti:

·       un ossicino  dal cimitero dei fossili (Canada)
·       una pietra lunare (luna)
·       qualche foglia di Eucalipto (Australia)
·       un Conus Bengalesius (golfo del Bengala)
·       Campioni di Zooplancton (Scozia).

     Poi aggiunse: “Ti serviranno: un casco lunare, uno scafandro, un sacco, una fiala, uno scalpello e una scaletta”.
        Il  bambino, arrivato in Canada, non vide “il cimitero dei fossili”, ma una foresta boreale. Là vide muschi e licheni che crescevano rigogliosi, in passato sarebbe stato un habitat perfetto per i dinosauri del Cretaceo, le felci aumentavano e proprio quando esse  ricoprivano tutto ecco scorgere un deserto, là prese l’ ossicino e mise il casco per andare sulla luna.
     Là sarebbe stato facile se non era per la gravità. Finalmente prese la pietra e andò in India.
     Sotto  l’oceano indiano notò pesci coloratissimi e si distrasse, poi la corrente fece sbattere qualcosa sul vetro:  era la conchiglia che cercava, la prese e andò in Australia.
       Vide un deserto,  ma là si nascondevano molte creature: Molok, lucertole,  lucertole, barbute, ragni, e “talpe albine marsupiali”.
       Avvicinandosi alla foresta prese le foglie e andò in Scozia.
Le coste erano ripide,  ma riuscì a prendere il campione. Tornò  a  Parigi e diede il materiale al professore.


Con una grande valigia

di Beatrice
 


    “C'era una volta una graziosissima città: le case erano tutte colorate, dalle loro finestre si affacciavano fiori di tutti i colori e le persone erano solari e gentili”  leggeva Elena con un filo di voce. Elena era una ragazza di undici anni e mezzo, aveva i capelli dritti come dei fusi e di un colore che andava dal castano scuro d'inverno, al biondo d'estate. Aveva gli occhi verdi e un bel sorriso.
   Era un po' invidiosa delle persone di cui parlava il libro: lei viveva in una città molto grigia e piena di smog. Dalle finestre delle case non era appeso nemmeno un fiore e le persone erano fredde e scortesi.
   Insomma, le sarebbe piaciuto cambiare aria, magari andare in campagna, dove non c'è il rischio di venire quasi investiti da un motorino scagliato a cento all'ora. A un certo punto le venne in mente un libro di magia che aveva letto tanto tempo prima. Sfogliandolo, Elena vide che c'era anche una pagina che spiegava che per cambiare posto bastava strizzare un occhio (chi non ci riusciva poteva toccarsi la punta del naso) e pensare intensamente al posto in cui si voleva essere trasportati.
 "Non funzionerà mai!" disse Elena, ma provò ugualmente: si sentì risucchiata da un turbine d'aria potentissimo, aprì gli occhi e si trovò in un deserto vastissimo, il posto che aveva pensato.  Non pensando che, se la magia non avesse più funzionato, non sarebbe mai più tornata indietro.
   Elena era senza parole: non si era mai sentita così eccitata e pensò subito ad un altro posto dove andare a fare una bella vacanza...NEW YORK! Prima però volle avvisare i genitori e prendere una valigia grande, perché aveva intenzione di stare in vacanza per tanto tempo. Era emozionatissima per il suo progetto e sperava tanto che i suoi genitori dicessero “sì”. Infatti, dopo tante raccomandazioni del tipo: “lavati sempre i denti, non dare retta agli sconosciuti e non mangiare troppi hamburger”,  dissero che poteva andare e fare la sua vacanza da sogno.
   Elena visitò New York, Londra, Parigi, Caraibi e molti altri posti, e alla fine della vacanza, tornò a casa con una quantità immensa di cartoline e souvenirs. Da grande andò diverse volte in prima pagina sui giornali più famosi, perché solo lei riusciva a fare una cosa simile.



                                                                           Erica
 di Cecilia
 


        Nel 1990, una ragazza di nome Erica aveva qualcosa di strano che nessuno ha mai capito.  Erica era una ragazza diciottenne che aveva lunghi capelli neri, occhi cristallini come il ghiaccio ed era alta e magra. Amava vestirsi in modo sportivo, ovvero con jeans e magliettine, e odiava vestirsi con gonne o cose di quel genere. Erica profumava spesso di vaniglia, un’essenza  piacevole. Era una ragazza indipendente e amava poco la compagnia. Viveva con sua nonna Chiara,  anche se non le era di nessuna compagnia  perché era molto malata.                                                   

         Io, Cecilia, sono la sua migliore amica.  Amiamo  tutte e due le stesse cose, anche se fisicamente siamo molto diverse.  Io ho diciotto anni come lei, ho i capelli ricci marroni e lunghi, occhi castani, adoro stare nella natura e ho un carattere strano: con chi è mio amico vado molto d’accordo, invece con chi non mi sopporta divento un po’ aggressiva.                            

         Me lo ricordo in modo molto preciso, era il 24 gennaio 1990 alle ore 21,30, quando mi disse che lei era diversa da tutti. Io non capivo… “ Che cosa intendi, Erica? ” le chiesi. Lei non rispose, ma poi a un certo punto disse: “ Io te lo dico se tu mi prometti che manterrai il segreto” “ Certo, Erica” le risposi io. “ Con diversa intendo che ho dei poteri magici” mi disse. Io aspettai a rispondere, ma poi le dissi:    “Che bello:  ho un’amica magica!”. 

     Lei sorrise e mi disse che era contenta di poter condividere il suo segreto con un’amica.  Allora iniziò subito a raccontarmi da quanto tempo aveva tenuto nascosto il segreto  (quattro anni) e che cosa riusciva a fare con la magia: cambiare aspetto, far fare agli altri quello che voleva lei, avere tutti i ragazzi intorno…  Io le chiesi quale era la sua magia preferita e lei mi rispose che era quella di potersi spostare da un luogo all’altro premendosi il naso o strizzandosi un occhio.  Le dissi che ora capivo come mai lei spariva di continuo! Lei sorrise.  La nostra amicizia non aveva più nessun segreto, e noi ci promettemmo che non avremmo mai più nascosto qualcosa all’altra.


 


Un regalo di compleanno
di Sarah
 

C'era una volta in un epoca lontana una città di esseri magici. Tra questi c'era un bambino che aveva grandi problemi con la magia, ma, nonostante ciò, desiderava girare il mondo. Si chiamava Giacomo: era basso e paffutello con molte lentiggini sulle guance, aveva occhi verdi smeraldo e capelli ricci biondi sempre in disordine. Giacomo era un bambino ricco di desideri e aveva questo grande sogno: girare il mondo, però voleva anche risolvere il suo grande problema con la magia.
       Alla festa del suo decimo compleanno invitò tutto il paese e chiese  come regalo l'arte di usare la magia su se stesso: così avrebbe potuto girare il mondo. Il grande problema di Giacomo era quindi che sapeva far magie per tutti, ma non per se stesso e non ne sapeva la ragione. I suoi amici, ormai maghi esperti, lo volevano aiutare ma non sapevano come fare. Sfogliavano libri, libroni guardavano nei cassetti, ma niente, del perché di Giacomo non si trovava nulla.
     C'era solo un modo che avrebbe risolto il problema:  sorvolare con la scopa magica il mondo e poi  arrivare  dal re dei maghi, che avrebbe sicuramente trovato un modo per realizzare il desiderio di Giacomo. Una mattina in pieno inverno sotto la pioggia i maghi si offrirono di accompagnarlo.
     Sorvolarono la città e, dopo due giorni, arrivarono da Augusto, il re dei maghi. Gli spiegarono tutto e lui, guardando e riguardando i suoi libri, capì il suo problema e dopo un giorno a Giacomo arrivò  la magia che tanto desiderava. Era contentissimo perché  così poteva girare il mondo in pochissimo tempo. I suoi amici maghi gli proposero di provare la nuova magia: se strizzi un occhio o ti premi il naso, come per magia, ti trovi da tutte le parti del mondo che vuoi. Strizzando un occhio si trovò in America; premendo il naso, si trovò in Asia e così via. Con lui a girare il mondo si portò tutti i suoi amici maghi che l'avevano aiutato. E da allora fu il bambino-mago più felice di quell'epoca.

Nessun commento: