lunedì 8 dicembre 2014

IL CANE DEI BASKERVILLE



di Jacopo  

 Identikit
Autore: Arthur Conan Doyle
Titolo:  Il cane dei Baskerville
Casa editrice: Fabbri Editori – Collana I delfini
Anno di stampa:  2007

Descrizione di un luogo
(Il castello dei Baskerville, pagine 98 - 100.)
Pochi minuti dopo eravamo dinnanzi ai cancelli in ferro battuto: intrecciati in un disegno fantastico, erano sorretti hai lati da due pilastri intaccati dal tempo, macchiati di licheni esormontati dalla stemma dei Baskerville: la testa di verro. Il padiglione all’ingresso era ridotto ad un rudere di granito nero e travi scoperte, ma di fronte sorgeva, in via di costruzione, un nuovo edificio frutto evidente delle ricchezze che Sir Charles si era portato dal Sud Africa.
Oltrepassati i cancelli, siamo entrati nel viale; a terra il rumore delle ruote era attutito dallo spesso strato di foglie morte, e sopra di noi gli alberi secolari stendevano i rami intrecciati formando un tunnel buio impenetrabile. Baskerville non ha potuto fare a meno di rabbrividire alla vista di quel luogo tenebroso, in fondo al quale sorgeva spettrale il castello.
……………………………………
Il viale si apriva su un ampio spiazzo erboso e lì si ergeva il castello. Nella pallida luce, ho intravisto la parte centrale, costituita da un blocco unico da cui sporgeva un portico. L’intera facciata era ricoperta di edera, tagliata qua e là per scoprire una finestra e uno stemma che parevano galleggiare in quell’oscuro mare di foglie. Ai lati si innalzavano due antiche torri, merlate, bucate da innumerevoli feritoie. Un’ala più moderna, di granito nero,  continuava ad destra e un’altra a sinistra delle torri. Una luce smorta filtrava dalle finestre a bifora, mentre dai camini, che si levavano alti sopra il tetto aguzzo, sgorgava un’unica colonna di fumo.

Descrizione di un personaggio
(Il dottor Mortimer. Pag. 13)
Nel vedere il nostro ospite sono rimasto sorpreso, perché mi aspettavo il tipico medico di campagna. Macchè: era un uomo alto, magro, col lungo naso a becco proiettato tra gli occhi grigi, penetranti e vicini, vivacissimi dietro ad un paio d’occhiali cerchiati d’oro. Era vestito in modo professionale ma trascurato: lunga giacca impataccata e calzoni lisi. Benché giovane, era curvo e camminava sporgendo il capo in avanti, con espressione attenta e bonaria.

Dialogo
(Tra il dr. Mortimer e Holmes.  Pag. 17-18)
         “Ho in tasca un manoscritto” ha cominciato il dr. James Mortimer.
         “L’ho notato quando è entrato” ha detto Holmes.
         “Si tratta di un vecchio manoscritto.”
         “Del primo settecento, a meno che non sia un falso.”
         “Come fa a dirlo?”
         “Ho avuto modo di osservarne qualche centimetro, mentre parlava. Sarebbe un cattivo esperto chi non riuscisse a stabilire la data di un manoscritto, sia pure con una certa approssimazione. Forse le è capitato di leggere una mia piccola monografia in merito. Direi che è del 1730.”
         “La data precisa è il 1742.” Il dr. Mortimer lo ha tirato fuori dalla tasca. “Questo documento di famiglia mi è stato affidato da Sir Charles Baskerville, la cui morte improvvisa, avvenuta in circostanze misteriose circa tre mesi fa, ha suscitato grande scalpore del Devoshire. Io ero suo amico intimo, oltre che medico personale. Era un uomo di carattere molto deciso, perspicace, pratico; e senza fantasticherie, come me. Eppure ha preso molto sul serio questo documento, e in cuor suo prevedeva la terribile morte che infatti lo ha colto.”
         Holmes ha preso il manoscritto e lo ha posato sulle ginocchia osservandolo attentamente.
         “Vede, Watson, l’uso alternativo della “s” lunga e corta. È una delle indicazioni che mi ha permesso di scoprire la data.”
         Ho letto con fatica le parole scolorite sul foglio ingiallito. In alto c’era scritto: “Baskerville Hall” e sotto, quasi illeggibile, la data: “1742”.
         “A quanto pare, è una specie di deposizione.”
         “Sì, è la deposizione di una leggenda che ricorre nella famiglia dei Baskerville.”

Incipit
Il signore Sherlock Holmes aveva l’abitudine di alzarsi tardi la mattina, molto tardi.

Ultime righe
“…Bene, se è d’accordo ci vediamo tra mezz’ora, cosi strada facendo avremo il tempo di fermarci a cenare da Marcini?”

Valutazione analitica
Holmes e il suo maggiordomo Watson indagano sulla maledizione che sembra colpire la famiglia dei Baskerville e su un misterioso e gigantesco cane che si aggira nella brughiera  vicina al castello della famiglia.  La vicenda mi ha preso moltissimo fino all’ultima pagina.
Ci sono dialoghi avvincenti e descrizioni accurate, che ti appassionano perché vuoi capire se questo cane enorme esista veramente.
Alla fine la spiegazione è diversa da come te la aspettavi…
È un ottimo giallo, il primo di Sherlock Holmes, lo consiglio a tutti!

Valutazione olistica
****

     

                                    



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