I
GIOCHI DELLA MIA INFANZIA
di Sofia
I giochi si
rovinano: alcuni si rompono, altri perdono il colore oppure la morbidezza, ma
quello che resta e non potrà mai perdersi è il ricordo che una persona tiene di
quel gioco e del momento in qui ha giocato con esso.
Quando ero piccola non
volevo mai stare da sola, mi dava sicurezza stare con qualcuno, poterlo
abbracciarlo senza dire niente, è per questo motivo che adoravo i peluche:
erano morbidi e avevano gli occhi dolci, mi ricordo che quando li abbracciavo
mi sentivo in un altro mondo, protetta e tranquilla.
All' asilo tutte le
mie amiche portavano le Barbie o delle bamboline di pezza, ma io no, arrivavo
all' asilo con il mio peluche il quale era sempre attaccato a me: non me ne
separavo mai.
Il mio peluche
preferito era un cane di nome Oliver era un piccolo cagnolino di peluche
marrone di media statura: era morbido e aveva dei bellissimi occhi marroni
sfumati con il rosso, il suo pelo non era liscio ma aveva delle piccole pieghe
qua e là. Insieme ad Oliver ho passato i momenti più belli della mia infanzia:
giocavo con lui sempre, in ogni momento, a volte persino lo trattavo come un
cane vero: facevo finta di portarlo a spasso per la casa, gli davo da mangiare
ecc... Non so spiegare il mio comportamento, ma io desideravo tantissimo un
cucciolo di cane e forse trattare un peluche come se fosse un cane vero, mi
faceva avverare parzialmente il mio desiderio.
Una volta ero andata a
casa di una mia amica e ovviamente avevo Oliver in braccio, mi sono seduta sul
suo letto e davanti a me c' era uno scaffale pieno di Barbie e lei insistette
per giocarci, io non mi divertivo tanto e allora dopo un pò di tempo le chiesi
se voleva cambiare gioco, lei mi rispose che andava bene e ci siamo messe a
giocare a truccarci a vicenda, io l'avevo truccata bene, certo c'erano qualche piccola
sbavature qua e là però non era venuto un brutto lavoro, lei invece mi aveva
fatto sembrare un pagliaccio, sembrava che dovessi esibirmi in un circo
prendere delle clave e farle girare in aria, comunque è stato molto divertente,
anche se non ho giocato con Oliver.
Per Natale da quel momento non ho più chiesto i soliti peluche, ma
qualche gioco in scatola e un set di trucchi: stavo crescendo forse? Oppure mi
ero stancata di giocare con i peluche? Non lo so, so solo che ho continuato a
giocare con Oliver fino in terza elementare,
certo molto meno di quanto giocavo con loro quando ero all' asilo, ma mi
divertivo lo stesso.
Secondo la mia esperienza, trascorsa a giocare con i peluche, che ritengo
sia femminili che maschili. Penso che non esistano giochi solo per bambini o
bambine, ma che l’infanzia debba essere un modo per conoscere tutti i tipi di
giochi e che quindi i genitori debbano regalare a un bambino/a tutti i tipi di
giocattoli: sia quelli prevalentemente maschili, sia quelli prevalentemente
femminili.
(509 parole)
di Sarah
In classe abbiamo letto l'articolo di
qualche mese fa su Obama e un gruppo di bambine andate alla Casa Bianca per la
giornata del "house science
fair" che porta alla Casa Bianca giovani talenti in campo
scientifico.
Questo articolo ritrae in una fotografia il presidente degli Stati Uniti assieme a un
gruppo di bambine con una tiara di pietre colorate e brillantini in testa. Lui è accovacciato tra di loro e
anch'esso porta una tiara in testa. Questo evento, Obama racconta, è stato fatto proprio per le
ragazze che hanno mostrato di eccellere nella scienza e la foto non è frutto di scippo, ma è stata scattata dal fotografo
ufficiale della Casa Bianca. Racconta ancora
che lui è la
moglie Michelle in vista del Natale, invece di fare doni come bambole e trucchi alle bambine hanno voluto un po' cambiare stereotipo e mettere
nel cesto dei maschietti qualche gioco femminile e viceversa.
Io mi ricordo che da piccola odiavo e dico
odiavo i giochi da maschietto. Detestavo le macchinine, i giochi elettronici,
le tartarughe ninja e per non parlare dei power ranger; pensavo fossero assurdi
giochi senza senso con quali non avrei mai voluto giocare.
Mi piacevano invece tantissimo i
bambolotti, le barbie, le winx, i passeggini giocattolo, le cucine quelle per
bambini, e devo dire che tutte queste cose le tenevo con gran cura. Mi ricordo
che una volta era venuta mia cugina a casa mia e la mamma mi aveva comprato la
nuova winx bloom (di cui andavo pazza) con le ali d'argento e che poteva anche trasformasi. In quel momento
era davvero il mio giocattolo preferito. La accarezzavo sempre con gran cura e
gran premura perché avevo
paura che si rompesse, ero affascinata dai colori forti e sgargianti dei
vestiti e della "maestosità" delle sue ali; mi davano la sensazione di
essere anche io forte e invincibile e immaginavo che un giorno anche io
avrei potuto avere quei magici poteri.
Seguivo ogni giorno al rientro dall'asilo il cartone in televisione e conoscevo a memoria ogni singola parola della
canzone che cantavo sempre, era per me una medicina quotidiana. Quella volta
però mia
cugina aveva portato anche la sua nuova winx, allora avevamo deciso di
scambiarcele e giocare insieme. Stavamo giocando a chi aveva più poteri magici i e a chi
riusciva a farle volare più in alto e successe che mentre lei la a teneva dal
collo, le si stacco' un'ala. Noooh che disgrazia! Non riuscivo a credere che la
mia bambola preferita si fosse rotta. Scoppiai in lacrime e corsi subito da mia
mamma che mi consolò con un
grande abbraccio. Per fortuna avevo cinque anni ed ero abbastanza grande da
capire che mia cugina non l'aveva fatto apposta, ma che era stato solamente un
incidente che poteva succedere anche a me con la sua winx. Appena l'incidente era accaduto impulsivamente me l'ero presa con lei e avevamo iniziato a litigare
ma poi capì.
Adesso ricordando questi episodi mi viene da sorridere e mi faccio anche un po'
tenerezza. Capisco che non esistono giochi da maschio o da femmina anche se i
mass- media tendono sempre a evidenziare la differenza e condizionano le libere
scelte di ogni bambino.
di Michele
Quando
ero piccolo e andavo all'asilo mi ricordo che giocavo con i svariati giochi, ma
sopratutto con il trenino di legno, le macchinine e il lego.
Del trenino mi
piaceva costruire tutta la pista, posizionare i ponti e ricreare un po
l'ambientazione dei paesaggi con alberi e con dei pupazzetti a forma di
animali, simulare di arrivare in
stazione o farlo uscire di pista ma tutto questo era più bello se fatto in più
persone.
Mi ricordo di
quella volta in cui io e Giovanni, che era nella mia classe, giocammo al
trenino di legno, io tiravo il treno da davanti e lo facevo fermare nelle varie
stazione, Giovanni invece faceva salire i passeggeri e annunciava l'arrivo del
treno ad alta voce.
Delle macchinine
mi piaceva fare le gare con i miei amici oppure farle girare per tutta la
classe fingendo che fosse un autostrada e poi farle fare benzina.
Solitamente giocavamo
io, Giovanni e Raoul e la maggior parte delle volte preferivamo fare le gare
con le macchinine;
ovviamente ci piaceva scegliere quelle più belle di
estetica, perchè pensavamo fossero molto veloci, quando poi ci stancavamo di
giocare alle gare facevamo finta di farle andare in città o in autostrada, e mi
ricordo che ci piaceva molto farle andare sopra i muri.
Oltre a questi
due giochi mi piaceva il lego, quello con i cubetti grandi; questo non so
perchè mi piaceva giocarci da solo, forse perchè volevo avere tutti i pezzi a
disposizione oppure perchè volevo costruire una cosa che piaceva solo a me.
La cosa che mi
piaceva di piu era quando le maestre ci portavano in terrazzo dove c'erano i
vari giochi, per esempio lo scivolo, ma sopratutto c'erano i tricicli e le
macchine e ci piaceva girare intorno allo scivolo, che era messo proprio al
centro.
Tornati dal
terrazzo solitamente facevamo un riposino per riprenderci ed essere pronti per
iniziare di nuovo a giocare.
Finito l'asilo
con i miei nonni andavo un po ai giardini per giocare con gli amici, e ci
piaceva andare sullo scivolo, andare in altalena oppure giocare a nascondino o
lupo mangia frutta.
Correvamo di qua
e di la giocando al lupo mangia frutta, era un gioco in cui una persona faceva
il lupo e le altre dovevano scegliere un tipo di frutto ma senza dirlo al lupo.
Quando il lupo
chiamava un frutto, e il frutto chiamato c'era, si dovevano rincorrere finchè
il lupo non lo prendeva oppure il frutto riusciva a tornare alla base.
Ovviamente dopo
circa un'oretta tornavo a casa stravolto ma contento della giornata passata.
Oggi un po mi
piacerebbe ritornare bambino e giocare con tutti quei giochi, e divertirmi con
poco, a dall'altra parte mi piace restare così come sono perchè alla fine mi
diverto anche adesso, ma sopratutto mi piace restare in compagnia dei miei
amici e giocare e divertirmi con loro.
(490p).
di Fabrizio
Quando
frequentavo la scuola elementare (e anche tuttora) giocavo a “guardie e ladri.”
Questo gioco
consiste nell’ acchiappare i “nemici.”
Inizialmente
un giocatore si china e a turno gli altri giocatori gli toccano la schiena e il
giocatore chinato, senza vedere, attribuisce un ruolo ad ogni giocatore. Questo
però rispettando una regola: ci devono essere più ladri che guardie.
Le guardie
si raggruppano in un punto soprannominato “prigione” e tenendo gli occhi chiusi
contano fino a 40. Mentre le guardie contano i ladri scappano e si nascondono.
Quando un
giocatore viene preso: la guardia deve accompagnare, tenendogli il braccio, il
ladro fino alla prigione. Il ladro non può scappare ne dalla prigione, ne dalle
braccia della guardia.
Un ladro per
essere liberato deve, senza uscire dalla prigione, battere il cinque ad un
altro ladro libero. Le guardie non possono stare davanti alla prigione, sennò
vengono espulsi dal gioco. Io, con altri miei amici, ho inventato un ruolo
aggiuntivo: il neutrale.
Il neutrale
fa per cinque minuti la guardia e per cinque il ladro, che però non può essere
preso, infatti libera i ladri. L’unico modo per prendere il neutrale è il
seguente: innanzitutto può essere preso solo quando è ladro e solo quando viene toccato alle spalle.
Il ricordo
più calcato che ho su questo gioco risale a circa un’ annetto fa.
Ero in
seconda media, precisamente ad una festa di classe. C’ era quasi tutta la
classe e, dei miei compagni, hanno proposto di giocare a questo gioco. Da come
lo descrivevano doveva essere il partitone del secolo, e così si dimostrò.
Infatti ci nascondemmo in tutto il quartiere. Mi divertivo inseguire le persone
la notte, perché era buio!
Successero
cose stranissime come quando Sofia si era persa e tutti siamo andati a
cercarla, lei diceva di essere in corso Buenos Aires davanti a Desigual, ma
invece quando andavamo lì per cercarla lei non c’era!
Alla fine
però la ritrovammo, ed era in via Redi!
Successero
altre cose molto spiacevoli come le cadute con ferite dei giocatori, per
fortuna non mi è capitato niente del genere!
In altre
giocate ci sono però state cadute peggiori in cui c’è stata gente che si rotta
perfino un braccio!
Il mio ruolo
preferito era la guardia, perché era meno stancante, ma comunque nascondersi
nel quartiere era bellissimo!
Precisamente,
noi classe III D, giochiamo in piazza Lavater … questo gioco è veramente molto
bello!
Essendo figlio unico, in casa giocavo
soprattutto con i lego oppure con le macchinine, che amavo, sinceramente mi
divertivo lo stesso anche da solo, non scorderò mai quelle partite di calcio,
che facevo con i Gormiti: due squadre, due porte, una mini palla e il
divertimento era assicurato. Oppure giocare con il castello e con gli omini del
medioevo che mi aveva regalato mio nonno.
Quando ero con i miei amici, invece, giocavamo a
calcio, a nascondino, ce l’hai, tutti giochi bellissimi e divertenti, in cui si
rideva e si scherzava.
Come tutti i bambini di oggi, io ho fatto la
materna, sono stato molto fortunato in quei gli anni, perché ho conosciuto
bambini simpatici, che ancora oggi sono miei grandi amici. Ma i ricordi più a
fuoco sono le risate che facevo con i miei compagni, come quella volta che, di
nascosto, abbiamo fatto la gara a chi si tatuava più volta la scritta “SKY” sul
braccio: alla fine ci siamo ritrovati tutti in bagno a cancellarli, per paura
che le maestre e soprattutto i nostri genitori si potessero arrabbiare.
Peccato che si cresce, ma ogni età ha i suoi
vantaggi, come nel 2010 che dopo mesi che supplicavo i miei genitori, mi è
arrivata la Play Station, non dimenticherò mai quel momento e la felicità che ho provato.
È un peccato, secondo me, che i bambini nati
adesso, fin da piccoli giocano con gli iPad o con la Play Station, quando
invece a quella età dovrebbero giocare a giochi più adatti: un bambino di
cinque anni dovrebbe giocare a nascondino o a qualunque gioco in cui c’è il
movimento e soprattutto il divertimento in compagnia!
Non penso che ci siano giochi da “femmina” e
giochi da “maschio”, e sono d’accordo con Barack Obama che nella foto
dell’articolo compare assieme a cinque bambine, con la particolarità che tutti
e sei indossano una piccola tiara di pietre colorate e brillantini. Questo ci
fa capire il messaggio che vuole trasmettere questo articolo: “tutti fanno
quello che si sentono di fare” o “i giochi da maschio sono anche da femmina e viceversa”
e non c’è nessun problema se un maschio gioca con giochi da femmina!