di Jacopo
Identikit
Autore: Arthur Conan Doyle
Titolo: Il cane dei Baskerville
Casa editrice: Fabbri Editori – Collana I
delfini
Anno di stampa: 2007
Descrizione di un luogo
(Il castello dei
Baskerville, pagine 98 - 100.)
Pochi minuti dopo eravamo dinnanzi ai
cancelli in ferro battuto: intrecciati in un disegno fantastico, erano sorretti
hai lati da due pilastri intaccati dal tempo, macchiati di licheni esormontati
dalla stemma dei Baskerville: la testa di verro. Il padiglione all’ingresso era
ridotto ad un rudere di granito nero e travi scoperte, ma di fronte sorgeva, in
via di costruzione, un nuovo edificio frutto evidente delle ricchezze che Sir
Charles si era portato dal Sud Africa.
Oltrepassati i cancelli, siamo entrati
nel viale; a terra il rumore delle ruote era attutito dallo spesso strato di
foglie morte, e sopra di noi gli alberi secolari stendevano i rami intrecciati
formando un tunnel buio impenetrabile. Baskerville non ha potuto fare a meno di
rabbrividire alla vista di quel luogo tenebroso, in fondo al quale sorgeva
spettrale il castello.
……………………………………
Il viale si apriva su un ampio spiazzo
erboso e lì si ergeva il castello. Nella pallida luce, ho intravisto la parte centrale,
costituita da un blocco unico da cui sporgeva un portico. L’intera facciata era
ricoperta di edera, tagliata qua e là per scoprire una finestra e uno stemma
che parevano galleggiare in quell’oscuro mare di foglie. Ai lati si innalzavano
due antiche torri, merlate, bucate da innumerevoli feritoie. Un’ala più
moderna, di granito nero, continuava ad
destra e un’altra a sinistra delle torri. Una luce smorta filtrava dalle
finestre a bifora, mentre dai camini, che si levavano alti sopra il tetto aguzzo,
sgorgava un’unica colonna di fumo.
Descrizione di un personaggio
(Il dottor Mortimer.
Pag. 13)
Nel vedere il nostro ospite sono rimasto
sorpreso, perché mi aspettavo il tipico medico di campagna. Macchè: era un uomo
alto, magro, col lungo naso a becco proiettato tra gli occhi grigi, penetranti
e vicini, vivacissimi dietro ad un paio d’occhiali cerchiati d’oro. Era vestito
in modo professionale ma trascurato: lunga giacca impataccata e calzoni lisi.
Benché giovane, era curvo e camminava sporgendo il capo in avanti, con
espressione attenta e bonaria.
Dialogo
(Tra il dr. Mortimer
e Holmes. Pag. 17-18)
“Ho in tasca un manoscritto”
ha cominciato il dr. James Mortimer.
“L’ho notato quando è
entrato” ha detto Holmes.
“Si tratta di un
vecchio manoscritto.”
“Del primo settecento,
a meno che non sia un falso.”
“Come fa a dirlo?”
“Ho avuto modo di
osservarne qualche centimetro, mentre parlava. Sarebbe un cattivo esperto chi
non riuscisse a stabilire la data di un manoscritto, sia pure con una certa
approssimazione. Forse le è capitato di leggere una mia piccola monografia in
merito. Direi che è del 1730.”
“La data precisa è il
1742.” Il dr. Mortimer lo ha tirato fuori dalla tasca. “Questo documento di
famiglia mi è stato affidato da Sir Charles Baskerville, la cui morte
improvvisa, avvenuta in circostanze misteriose circa tre mesi fa, ha suscitato
grande scalpore del Devoshire. Io ero suo amico intimo, oltre che medico
personale. Era un uomo di carattere molto deciso, perspicace, pratico; e senza
fantasticherie, come me. Eppure ha preso molto sul serio questo documento, e in
cuor suo prevedeva la terribile morte che infatti lo ha colto.”
Holmes ha preso il
manoscritto e lo ha posato sulle ginocchia osservandolo attentamente.
“Vede, Watson, l’uso
alternativo della “s” lunga e corta. È una delle indicazioni che mi ha permesso
di scoprire la data.”
Ho letto con fatica le
parole scolorite sul foglio ingiallito. In alto c’era scritto: “Baskerville
Hall” e sotto, quasi illeggibile, la data: “1742”.
“A quanto pare, è una
specie di deposizione.”
“Sì, è la deposizione
di una leggenda che ricorre nella famiglia dei Baskerville.”
Incipit
Il signore Sherlock Holmes aveva
l’abitudine di alzarsi tardi la mattina, molto tardi.
Ultime righe
“…Bene, se è d’accordo ci vediamo tra
mezz’ora, cosi strada facendo avremo il tempo di fermarci a cenare da Marcini?”
Valutazione analitica
Holmes e il suo maggiordomo Watson indagano
sulla maledizione che sembra colpire la famiglia dei Baskerville e su un misterioso
e gigantesco cane che si aggira nella brughiera
vicina al castello della famiglia.
La vicenda mi ha preso moltissimo fino all’ultima pagina.
Ci sono dialoghi avvincenti e
descrizioni accurate, che ti appassionano perché vuoi capire se questo cane
enorme esista veramente.
Alla fine la spiegazione è diversa da
come te la aspettavi…
È un ottimo giallo, il primo di Sherlock
Holmes, lo consiglio a tutti!
Valutazione olistica
****
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