Racconto la mia storia
di Sarah
Mi chiamo Isamir e ho 16 anni. Insieme ad altri 250 migranti
sono fuggito dalla Somalia: ormai li non avevo più
una vita, ero schiavizzato da tutti, non avevo più amici, la mia famiglia stava male
economicamente e non mi poteva mantenere. Così
questo mese ho preso la decisione fatale: unirmi alle migliaia di
persone che intraprendono i viaggi della speranza per cercare di
"ricucire" la propria vita e costruirsi un futuro migliore.
Quella mattina è
stata tragica: appena alzato non avevo comunicato a nessuno la mia
decisione così in
silenzio sono andato a prepararmi la borsa per metterci i miei pochi vestiti e
i miei oggetti più cari.
Con me non poteva assolutamente mancare il mio ciondolo, il ciondolo dorato che
mi aveva regalato mia mamma la prima volta che ero andato a scuola all'età di sei anni: me
l'aveva donato dicendomi di stringerlo sempre quando mi sentivo solo, quando
ero lontano da lei e mi mancava, quando avevo bisogno di aiuto, quando mi
trovavo in difficoltà,
così da allora
quel portafortuna era sempre stato con me, nel bene e nel male. Devo dire che
una parte di me era felice di partire, un'altra no: avevo paura del mondo, come
sarebbe stato? Gli Italiani mi avrebbero disprezzato perché venivo dalla Somalia
e non ero un loro conterraneo? Speravo con tutto il mio cuore di no. Sono un
ragazzo che è stato
sempre circondato da amici e da persone che mi volevano bene e essere rifiutato
in questo momento della mia vita non mi
pareva il massimo. Quella mattina del 2 marzo partiva una sola nave verso
l'isola di Lampedusa e non osavo immaginare quante persone ci sarebbero state a
bordo. Il mese precedente la nave era partita stracolma di persone: adulti,
bambini piccoli appena nati avvolti con una fascia intorno al corpo delle
proprie mamme, ce n'erano di tutti i tipi, ma erano davvero pochi i ragazzi che
avevano la mia età e
avevano preso una decisone così
difficile. Anche a me dispiaceva, dispiaceva allontanarmi da tutto:
dalle mie abitudini quotidiane, la mia routine, mia madre, mio padre, i miei
fratelli e le mie sorelle; ma sapevo che se tutto fosse andato bene questa sarebbe stata la svolta della mia vita. Da piccolo
sognavo che da grande avrei voluto fare il pilota, il pilota degli aerei e
siccome non avevo mai viaggiato per me
era un desiderio ancora più
grande.
Come immaginavo sulla nave c'era una marea di persone ed è
stato anche faticoso riuscire ad salire a bordo visto che l'enorme folla continuava involontariamente a
spingere e a ammassarsi uno sopra l'altro. Devo dire che prima d'ora non avevo
mai pensato a quello che accadeva su una nave; ma adesso lo stavo vivendo ed
era orribile. Agglomerati di persone davanti all'oblò a piangere, a disperasi, a gridare, a
urlare . Non capivo più
niente, perché
ero lì,
perché avevo
fatto questa scelta? All'improvviso mi venne una tale tristezza che volli
tornare a casa. Ma non potevo, non potevo farlo oramai tutto era stato
fatto, avrei dovuto pensarci prima.
Pensai che se magari avessi chiuso gli occhi per un attimo e avessi pensato a
delle cose belle che mi sarebbero potute capitare più avanti, potevo stare meglio, quindi
lo feci.
Incomincia a sognare nonostante i continui pianti dei bambini
alle mie spalle e le chiacchiere insignificanti delle altre persone. Mi vedevo
fra dieci anni, vedevo me pilotare un grande aereo, ero una persona che era
cambiata e aveva una bella moglie
italiana e due figli. Ogni anno poi andavo a trovare i miei genitori in Somalia
e li aiutavo economicamente, mi sentivo bene finalmente ero felice, sereno.
D'un tratto però una
brusca scossa dell'imbarcazione mi svegliò
e il mio sogno svanì
per sempre.
Eravamo quasi arrivati, mancavano solamente sei ore. La gente
dormiva e io così mi
alzai e mi sgranchii un po' le gambe anche se non c'era spazio per camminare
così dovetti
fare lo slalom fra le persone.
Eccoci! Finalmente arrivati, sbarcammo sull'isola. C'era un caos
immenso per scendere dalla nave, peggio di quando eravamo saliti. Inizialmente
ebbi un po' di confusione, come se non capissi dove fossi. Era tutto diverso:
le case, il mare e le persone stesse,
non sapevo come sarebbe stato
possibile ambientarmi subito. Comunque
sarebbe andata speravo con tutto di poter dire magari fra qualche anno di aver
fatto la scelta giusta.
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