Milano, 1738 - 1794 |
Vita di Cesare Beccaria
Cesare Beccaria nacque a Milano nel 1738. Studiò a Parma, poi a Pavia dove si laureò nel 1758.
Nel 1760, contro la volontà del padre, rinunciando ai suoi diritti di primogenitura, sposò la sedicenne Teresa Blasco, dalla quale ebbe quattro figli: Giulia Beccaria (1762-1841) - madre di Alessandro Manzoni- , Maria Beccaria, nata con gravi problemi neurologici e morta giovane, Giovanni Annibale e Margherita, morti entrambi appena nati.
Il padre lo cacciò di casa dopo il matrimonio, e dovette essere ospitato da Pietro Verri, che lo mantenne anche economicamente per un periodo. Teresa morì il 14 marzo 1774, a causa della sifilide o della tubercolosi. Beccaria, sposò poi in seconde nozze Anna Barbò con la quale ebbe un altro figlio, Giulio Beccaria.
Nel 1760, contro la volontà del padre, rinunciando ai suoi diritti di primogenitura, sposò la sedicenne Teresa Blasco, dalla quale ebbe quattro figli: Giulia Beccaria (1762-1841) - madre di Alessandro Manzoni- , Maria Beccaria, nata con gravi problemi neurologici e morta giovane, Giovanni Annibale e Margherita, morti entrambi appena nati.
Il padre lo cacciò di casa dopo il matrimonio, e dovette essere ospitato da Pietro Verri, che lo mantenne anche economicamente per un periodo. Teresa morì il 14 marzo 1774, a causa della sifilide o della tubercolosi. Beccaria, sposò poi in seconde nozze Anna Barbò con la quale ebbe un altro figlio, Giulio Beccaria.
Dei delitti e delle pene (1764)
Dei delitti e delle pene è un breve saggio scritto dall'illuminista italiano Cesare Beccaria pubblicato nel 1764.
È senz'altro il testo più noto dell'Illuminismo italiano se si
considera la sua fortuna in Italia e in Europa e la sua influenza sui
pensatori cronologicamente successivi.In questo breve trattato Beccaria si pone con spirito illuminista delle domande circa le modalità di accertamento dei delitti e circa le pene allora in uso.
L'opera, stampata per la prima volta a Livorno, incontrò un notevole successo ed ebbe vasta eco in tutta Europa. Fu apprezzata nella Milano illuminista, fu vista come il prodotto dell'attività innovatrice in Francia (dove incontrò l'apprezzamento entusiastico dei filosofi dell'Encyclopédie, di Voltaire e dei philosophes più prestigiosi che lo tradussero con le note di Denis Diderot e lo considerarono come un vero e proprio capolavoro), e messa subito in pratica dalla zarina Caterina II di Russia.
L'opera fu scritta in francese, poiché in questo periodo era forte
l'egemonia della Francia e le persone di cultura parlavano e scrivevano
in francese con naturalezza, anche se di diversa nazionalità.
Thomas Jefferson e i padri fondatori degli Stati Uniti d'America, che la lessero direttamente in italiano.
Sull'onda del successo di questa proposta di riforma giudiziaria, la pena di morte fu abolita per la prima volta nel Granducato di Toscana, il 30 novembre 1786.
Nel 1766 il libro viene incluso nell'indice dei libri proibiti a causa della sua distinzione tra reato e peccato: Beccaria affermava che il reato è un danno alla società e quindi all’utilità comune
che si esprime come idea nata dal rapporto fra uomini, dall'urto delle
opposizioni delle passioni e degli interessi; il peccato
invece, si costituisce come un reato che l'uomo compie nei confronti di
Dio, che quindi può essere giudicabile e condannabile solo dallo stesso.
Problemi affrontati
1) la proporzione della pena. Ogni pena deve essere rapportata al delitto;
non si possono punire l'omicidio e un reato minore con la stessa pena:
se ne dedurrebbe una perdita di coscienza di quale fra i due reati sia
il peggiore, e si esorterebbe il reo a macchiarsi del più grave dei due,
specie a parità di castigo.
2) la certezza e la velocità della pena, più che la gravità della punizione,
esercitano un ruolo preventivo dei reati.
3) Si pone poi il problema della prescrizione dei reati e della brevità dei processi.
4) Gli elementi più importanti dell'opera sono la critica alla pena di morte e alla tortura.
Tra le tesi che egli avanza contro la pena capitale vi è il fatto che lo Stato,
per punire un delitto, ne compierebbe uno a sua volta.
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