lunedì 6 ottobre 2014

L'INFINITO DI GIACOMO LEOPARDI

L'infinito

di Giacomo Leopardi
Le colline di Recanati

                                        L'INFINITO

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare. 





Caspar David Friedrich - Wanderer above the sea of fog (1808)

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érmo (o èrmo) agg. e s. m. [forma sincopata di eremo], poet. –

1. agg. Solitario, deserto, abbandonato, detto di luogo: Cercai per poggi solitari et e. (Petrarca); l’erme Torri degli avi nostri (Leopardi); Sempre caro mi fu quest’e. colle (Leopardi); ne l’e. solenne Certosa (Carducci). Raram. riferito a persone: O mia sola e. famiglia! (Pascoli).

2. s. m. Variante poco com. di eremo
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