martedì 21 gennaio 2014

IERI SERA A CENA 2

Il cenone di Capodanno

di Nina

Ieri c’è stato il gran cenone di Capodanno, e l’ho festeggiato a Madonna di Campiglio, il mio luogo preferito, soprattutto in inverno perché è un paese di montagna, pieno di pini, si può sciare, si possono fare vie ferrate (una specie di arrampicata sicura), si può passeggiare e pattinare sul ghiaccio.

  La mia casa di montagna non è una casa qualunque: è l'albergo/residence di mio padre e dei suoi undici fratelli, nei tempi passati era la residenza invernale anche della Principessa Sissi.

Ma torniamo ai preparativi per il cenone. Erano circa le cinque quando sono tornata a casa dallo sci, che tre miei cugini con alcuni miei zii stavano preparando vari dolci e altri cibi sfiziosi. Mi sono cambiata in fretta e sono salita a preparare la crema di mascarpone con mio zio Matteo, uomo alto, magro con un paio di occhiali e abbastanza preciso. Poi mentre mia cugina Corinna, mio cugino Vincenzo e mia sorella Anita apparecchiavano la tavola per gli adulti, io e mia cugina Ludovica abbiamo apparecchiato la tavola per i bambini, ascoltavamo la musica ad alto volume. Mia cugina per me oltre che parente, è anche una delle mie migliori amiche: con lei rido e scherzo per ogni cosa, e ci passo buona parte del mio tempo libero, io la chiamo Ludo, Budino o Budo.

Quando era tutto pronto sono arrivati gli ospiti: amici di mia zia Marta, mia cugina Alessandra, dai capelli biondi come l’oro e gli occhi azzurri come l’acqua con il suo ragazzo e la mia amica e compagna di classe Cecilia, con la sua famiglia e il cane Neve.

Dopo aver finito di cenare, siamo scesi in piazza e a mezzanotte sono “partiti” i botti, sono “partite” le telefonate e sono “partiti” gli abbracci e i brindisi. Finiti tutti i fuochi d’artificio, siamo risaliti a casa a mangiare pandoro e panettone con la buonissima crema di mascarpone.

Che giornata fantastica!!!!


Una bottiglia d'acqua rovesciata 

di Niccolò

       Il pranzo di Natale è il mio pasto preferito per due motivi: il primo  è perché è Natale e il secondo perché mia nonna è la migliore cuoca.

    Eravamo tutti là, intorno al grande tavolo nella sala da pranzo di mia nonna; c’era mia cugina Camilla, una bambina di dieci anni, ma con il suo vestire, i suoi modi di fare e il suo trucco si crede già una ragazza, poi c’era mio nonno Roberto, un omone con il cuore grande, c’era mio cugino Jacopo,  un bambino di otto anni, basso, simpatico, ma molto timido e riservato.

      Stavo lì a fissare il grosso e lucente lampadario appeso al soffitto quando ho sentito  un profumo inebriare la stanza: era una teglia colma di ravioli ripieni fatti in casa da mia nonna. Li ho guardati: avevano un bellissimo aspetto e infatti erano buonissimi. L’atmosfera era in pieno tema natalizio: una bella musica e stoviglie rigorosamente rossa, dai sottobicchieri ai tovaglioli.

      Era tutto perfetto fino a che non mi è venuta  in mente la bella idea di allungare il braccio per  prendere un pezzo di pane: ho urtato  la bottiglia d’acqua facendola rovesciare. Ero pronto a beccarmi una bella sgridata, ma sorprendentemente tutti si sono messi  a ridere:  mi sono stupito  perché non me l’aspettavo. Poi mi sono ricordato un piccolo particolare:  era Natale.


Il pranzo di Natale
   
di Ippolito
                Il pranzo di Natale l’ ho passato dai miei nonni.  Quel giorno il tempo era nuvoloso e umido.    La mattina presto ha piovuto un po’:  nel  giardino di casa c’era un odore di palude e di muschio bagnato. C’erano, tra gli altri, mio nonno, un uomo di media statura con i capelli bianco scuro solo dietro e ai lati; mio zio Francesco, un ometto di statura media/bassa coi capelli neri a ciuffo e gli occhiali dello stesso colore; mio zio Giuseppe, con  i capelli un po’ lunghi e con la camicia; e mia nonna,  occhi color verde marcio, occhiali e  capelli biondi scuri. Poi sono arrivati altri zii insieme ai miei cugini di 18 e 16 anni.
           Eravamo tutti nello studio, tranne mia nonna che  stava cucinando.   Non volava una mosca… a dir la verità non volavano nemmeno le tarme.
          A tavola c’erano salumi vari, come capocollo,   mozzarelle, lasagne ed altre vivande a cui non ho fatto caso. Poi ho aperto i regali: 100 €, un maglione e il gioco “Indovina chi”.  Poi siamo andati di fronte al camino a chiacchierare e infine siamo scesi a trovare i prozii al piano di sotto.

Una festa disastrosa
 di Lorenzo
      Era il giorno di Natale, la festività che porta gioia e allegria in tutte le case, ma non nella mia.
      Il cenone, come tutti gli altri, è stato un disastro, violento e grottesco.
      Io e la mia famiglia eravamo vestiti male: mio padre indossava dei pantaloni sporchi di gelato e una maglietta tutta sudata, mia madre era in tuta, i miei fratelli erano in canotta e in pantaloncini corti e io, invece, ero tutto elegante.
      Quando arrivarono i miei parenti, anche loro vestiti male, io mi preparai al peggio.
Ci sedemmo nel salone a casa mia, il pavimento era sporco, i bicchieri erano di plastica e i piatti erano di carta e già usati; insomma era un totale disastro.
       Quel giorno mangiammo lasagne surgelate e un branzino cotto al forno accompagnato con patatine fritte e ketchup.
        Per la prima ora andò tutto bene e io mi stavo illudendo che questa volta sarebbe stato un successo fino a quando a mio padre cadde il vino sui pantaloni. In quel momento volarono parolacce di ogni tipo. Mia madre quando sentì le sue volgarità si alzò e gli tirò un ceffone.
       Allora tutta la mia famiglia si mise a lottare lanciandosi cibo e insulti, io rimasi paralizzato dall'imbarazzo che quella scena mi aveva procurato.
       Provai tristezza e pensai: “Perché mi è capitata una famiglia così maleducata?”
       Rimasi immobile fino a quando un occhio di branzino mi colpì la faccia; in quel momento iniziai a lanciare cibo a mia volta.
       Per 20 minuti siamo andati avanti a tirarci addosso di tutto. E all'improvviso mi chiesi: “Ma è veramente tanto male la mia famiglia?”
 
 

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