venerdì 19 aprile 2013

LA NOSTRA SPOON RIVER 1

Rita Levi Montalcini
di Sarah
 
Da bambina sono stata disubbidiente e ribelle.
Volevo a tutti i costi una vita diversa.
Mi piaceva studiare;
volevo aiutare gli altri: e allora studiavo e sperimentavo.
In anni difficili ho realizzato il mio sogno: diventare medico.
Da allora gli ospedali sono diventatati la mia casa
e la mia famiglia tutte le persone che ho aiutato.
Son passata ad altra vita in maniera serena
sapendo di aver lasciato dietro di me
scoperte importanti e sorrisi ritrovati.

                               Zio Marco
di Jacopo

Ero pieno di vita,
ma l'ho persa da giovane.
Ho avuto due figlie bellissime
e ho voluto tanto bene al mio piccolo nipotino.
In una giornata di sole
gli ho regalato un palloncino
e gli ho detto addio.



Il maratoneta
di Giovanni




Sono qui che sto correndo
In mezzo alla natura, tra le montagne,
e non so ancora che fra poco
non ci sarò più.
Il freddo mi assale.
Penso ai  miei figli, a
mia moglie che non
rivedrò più.
Un bacio a chi mi ha voluto bene.
Dal cielo vi seguirò
Lungo il sentiero delle vostra vita.



Giovanni
di Nina
Briosco, Piazza Chiesa Vecchia

Era nonno di tanti nipoti

Si chiamava Giovanni,

ma tutti lo chiamavano Gianni.

Dopo novantasei anni di “battaglie”, un po’ stanco,

si mise a dormire per poi riposare

nella sua città natale, Briosco Brianza.


Emilio, il fumatore di pipa
di Maria

Sono Emilio, sono morto perché fumavo molte pipe 
e perché ero anziano.
Ma un giorno andai verso una collina 
e mi addormentai per lunghi, lunghi anni.
"Gli vorremo sempre tanto bene e rimarrà nel nostro cuore"
scrissero i suoi cari.
  
La disubbidiente
di Sofia
 
Abitavo in un paesino vicino alla foresta: 
mi piaceva entrare in quell’ ombra scura 
anche se i miei genitori me l’ avevano proibito.
Mi pentii quella volta che non vidi quel sasso
che mi portò giù, giù in quel burrone.
Quando scendevo, urlavo e sentivo
sulla mia pelle le lacrime spensierate dei miei genitori.
Pensavo: ero morta, era finita,
e guardai in su l’ ombra del sole sparire piano piano.


L'atletic

di Sofia 
 



Mi chiamavano “La Freccia Rossa”
perché avevo la capacità di correre più veloce del vento.
Quell’ incidente stradale mi portò un dolore immenso.
Non potevo più usare la gambe, tutta la mia vita.
Ero solo, sconsolato e decisi che era giunta la mia ora:
mi buttai giù dalla finestra.
Non urlai quando lo feci, 
anche se la paura mi saliva su per la schiena. 
Stavo ancora cadendo, la morte era vicina
e sentii le gambe rifare il loro dovere.
Terminai con un sorriso la mia vita: prima non avevo niente,
ma adesso ho tutto.


Antonio Fucile
di Lorenzo


Io che alla base militare sparavo
i nemici che volevano invaderci,
fino a quando una bomba, caduta dal cielo,
mi colpì e volai via, nell'oltretomba.
Solo ora penso che io, se fossi sopravvissuto,     
il giorno dopo sarei tornato dalla mia bella, bellissima famiglia.


Lee Chong, il costruttore di penne
di Rehman
 

Sono nato  sognando di fare il costruttore
di penne da scrivere diverse dal solito.
Da adulto però facevo l’insegnante.
Sono poi riuscito finalmente a costruire penne fantastiche:
lucide, lisce da toccare, di tanti colori,
che scorrono meravigliosamente sulla carta.
Però un giorno sono scivolato sbattendo la testa 
su una penna bellissima, appena inventata, 
caduta con la punta in su.
Sono morto e non ho più costruito le penne che sognavo.


 Mill, l'olimpico
di Rehman
 
Mi chiamo Mill, fin da piccolo sono stato appassionato di sport.
Il mio sogno era: vincere le olimpiadi.
Mi sono tanto allenato nella corsa e quando ero pronto 
per partecipare ai giochi, due persone mi hanno rapito 
chiedendo un riscatto  e poi mi hanno ucciso.
Il sogno più grande della mia vita
si è sfortunatamente concluso.
    

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