Sabato 10 maggio Michelle Obama, la first lady statunitense, ha diffuso un messaggio video in cui ha detto di essere “indignata” e “affranta” per il rapimento avvenuto lo scorso 14 aprile in un dormitorio della scuola di Chibok, nel nord-est dello stato nigeriano di Borno, di oltre 200 ragazze nigeriane. Michelle Obama – che ha parlato nel discorso settimanale della Casa Bianca da sola, per la prima volta (finora era sempre stata affiancata dal marito) – ha detto che «in queste ragazze Barack e io vediamo le nostre figlie. Vediamo le loro speranze, i loro sogni e possiamo solo immaginare la pena che i loro parenti stanno vivendo in questo momento». Il gruppo islamista e terrorista Boko Haram ha rivendicato il rapimento delle ragazze: dallo scorso 14 aprile, tuttavia, di loro non si è saputo più nulla di certo.
Michelle Obama ha
detto: «Quello che è successo in Nigeria non è stato un incidente. È una
storia che vediamo tutti i giorni quando delle ragazze in giro per il
mondo rischiano la vita per seguire le loro ambizioni». Obama ha anche
citato Malala Yousafzai,
la ragazza pakistana ferita alla testa con un colpo di arma da fuoco
dai talebani, dopo che aveva parlato dell’importanza dell’educazione nel
suo paese (la stessa Malala si è fatta fotografare
per chiedere la liberazione delle ragazze). Già nei giorni scorsi
Michelle Obama aveva sostenuto pubblicamente la causa delle ragazze
nigeriane, facendosi fotografare con un foglio con scritto l’hashtag
usato da mezzo mondo per chiederne la liberazione: #BringBackOurGirls.
Abuja è la capitale della Nigeria |
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