martedì 19 novembre 2013

RACCONTI SU FOTO 2

Ero molto piccolo
di Sofia
Foto di Elliott Erwitt
     Ero molto piccolo all’ epoca, non avevo  i capelli visto che avevo solo dieci mesi, avevo gli occhi di colore marrone scuro e le manine piccole così tanto che non mi ci stava neanche una semplice macchinina.
     Ero lì, su quella poltrona mentre mio nonno, un uomo semplice con i capelli bianchi come la neve e un grosso paio di occhiali, mi raccontava tutta la sua vita parlandomi delle sue esperienze che aveva vissuto e dandomi tanti consigli per la mia vita.
     Adesso sono grande, ho ben venti anni, il mio aspetto è cambiato: sono alto,  magro, con i capelli marroni e gli stessi occhi, gli occhi con cui guardavo mio nonno che mi raccontava tutta la sua vita. Sono lì a guardare quella foto e mi chiedo:
    <<Che consigli darò al mio nipotino quando sarò vecchio?>>
 

Il mio nome è Jorge Harrinton
di Lorenzo
Foto di Elliott Erwitt

     Il mio nome è Jorge Harrinton, sono un africano arrivato due anni fa in America per scappare dalla povertà, ma ora ho davanti un incubo peggiore: il razzismo.
     Tutti i giorni lavoro in un campo di cotone con il sole che mi fa sudare e perdere lucidità, non guadagno niente, il mio padrone mi dà solo un mucchio di paglia e mi dice: “dormi!”.
     Vedo persone bianche maltrattare i miei fratelli tutti i santi giorni, sono abituato alle frustate e alle punizioni corporali.
      La cosa che mi rende più triste è l’idea di essere obbligato ad andare avanti così fino a quando morirò. Un giorno non molto lontano, temo.
  
                   Tra le mani dei soldati tedeschi
                                       di Karen
Foto di Elliott Erwitt

      Sono qui,  davanti a un fucile,  di un soldato tedesco che mi vuole sparare.

         Mi chiamo Elior, e sono un’ebrea ho 23 anni e da anni sono rinchiusa in questo campo di concentramento, dove mi fanno lavorare tanto, anche quando fa freddo.

            I tedeschi sono molto crudeli e cattivi, perché mi fanno svolgere lavori umilianti senza alcuna pietà.

           Sono stata condannata alla fucilazione perché, svuotando  un sacco di provviste, ho trovato sul fondo una pistola, e ho voluto provare a sparare per vedere se funzionava.

          Avendo fatto molto rumore, nella stanza in cui mi trovavo,  è arrivato un tedesco che con la forza mi ha trascinata, nel luogo in cui decine di tedeschi, con i fucili in mano sparano agli ebrei da sterminare.

         Io sono molto spaventata perché so che tra poco, lo sparo del fucile lo sentirò anch’io sul mio corpo.

        Prendo dalla mia tasca un fiore,  e mettendolo davanti al fucile,  spero di far capire: “ che per tutti noi ebrei è arrivato il momento di avere la PACE e non la GUERRA”!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Foto di Elliott Erwitt

UN INCIDENTE IMPROVVISO
di Fabrizio
“Mamma, posso invitare dei miei amici a casa?”
“Certo Marco, basta che non siano più di venti!”
“Anzi no, al parco!”
“E chi li accompagna?”
“Noi!”
“Ma sono troppi!”
“Daiii!”
“ Va bene!”
“Grazie mamma, ti voglio bene!”
“Ora vai a chiamare, sennò è troppo tardi”
“Certo, vado!”
Marco salì in camera e prese il suo bel iPhone 5s e fece una breve chiamata di gruppo: “Hola raga! Chi vuole venire oggi al parco?”
“Io, io, io, io, io, io, io, io, io, io!”
“Ok tutti, ci vediamo sotto casa mia! Andiamo tutti nella mia macchina! Ah, ore 16 in punto!”
Arrivata l’ ora tutti entrarono in auto andarono però dopo poco si fermarono perché c’è stato un incidente e tutti ragazzi andarono a vedere e schiacciarono i loro bei nasini e nasoni contro il vetro però poi si annullò tutto perché si era fatto tardi e dovevano cenare e il giorno dopo dovevano andare a scuola.

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