La tovaglia magica & il gallo
di Benedetta
Per cena solo pane e acqua
di Benedetta
C’era una volta una famiglia che viveva nella povertà , e
allora decise di mandare un figlio alla volta a trovare lavoro e a guadagnare
un po’ di soldi.
Il primo figlio, che era anche il più
intelligente, andò a cercare lavoro, ma
purtroppo non lo trovò.
Il padre vedendo che il primo figlio era tornato a mani vuote mandò
il secondo, anche lui intelligente, dopo 2 o 3 mesi pure lui tornò a casa a mani
vuote.
Allora il padre per ultima scelta decise di mandare il
terzo figlio, che però a differenza dei fratelli più grandi era stupido. Il figlio più piccolo per puro miracolo riuscì a portare a casa
una tovaglia magica che se le dici: “tovaglia apparecchiati” lei lo fa. Poi portò
a casa anche un gallo che sputava monete d’oro.
I due
fratelli gelosi di notte quando lui
dormiva gli hanno rubato gli oggetti magici.
Il giorno
dopo quando il figlio più piccolo volle far vedere a suo padre cosa aveva
guadagnato fece la figura dello stupido,
però insospettito dei fratelli decise di curiosare nella loro camera, e vide
che li avevano presi loro.
Il padre
scoperta la verità era molto deluso dai figli più grandi, ma anche molto
contento per il più piccolo.
Allora da
quel momento non lo chiamarono più stupido.
La tovaglia magica, il gallo e il bastone
In una
città , in mezzo alla campagna, viveva una famiglia composta da un padre vecchio
e anziano, due maschi e una femmina la più piccola della famiglia, ma anche la
più intelligente.
Essi erano
molto poveri, quando morì anche l’ ultima mucca i due fratelli decisero di
andare in cerca di un lavoro. Il primo disse:<Vado io in cerca di un
lavoro, sono alto e bello, chiunque mi vorrebbe!!!> L’ altro fratello era molto
d’ accordo perché il fratello era molto responsabile e sicuramente molto bello.
Un sabato mattina il fratello partì e
lungo la strada incontrò una vecchia che gli domandò:< Salve giovanotto che cosa
cerchi?> <Cerco un lavoro, cara signora, lei a qualche posto?>
<Certo giovanotto, io sono vecchia ormai, potresti tu occuparti della mia fattoria.>
<Certo!!!> Esclamò il giovane, che tutto orgoglioso seguiva la vecchia
signora verso la fattoria.
Dopo un anno di lavoro la signora diede al
giovanotto una tovaglia e disse:
< Guarda
che questa non è una tovaglia comune. Basta che tu dica: “ Tovaglia
apparecchiati!!!”. Avrai da mangiare e da bere finchè ne vorrai>.
Prima di tornare a casa il fratello si fermò in una osteria e disse all’
ostessa:< Da cena non me ne occorre o qualcosa di meglio> tirò fuori la
tovaglia e pronunciò le parole della vecchia:< Tovaglia apparecchiati!!!>
e subito comparvero cibi e bevande a primo ordine.
Quando andò
a dormire un gatto nero rubò la tovaglia magica e la restituì con un'altra.
Svegliatosi
il fratello tornò a casa e fece vedere a tutti quello che aveva ricevuto, ma la
tovaglia non funzionò. Allora il secondo
fratello decise che doveva andare in cerca di lavoro e sulla strada incontrò la
stessa vecchia che gli offrì lo stesso lavoro del fratello più grande e lui
accettò.
Passato un
anno la vecchia regalò al giovanotto un gallo e gli disse:<Guarda che questo
non è un gallo comunque, se tu gli dici “gallo canta” lui canta e fa cadere una
moneta d’ oro>.
Il
giovanotto prima di tornare a casa si fermò in un osteria e disse all’ ostessa:
< Dammi
da mangiare, soldi ne ho quanti ne vuoi.> Appoggiò il gallo sul tavolo e
disse:<Gallo canta> e lui sputò una moneta d’ argento. Il fratello, poi,
andò a dormire e il gatto nero prese il gallo e lo scambiò con un altro.
La mattina
seguente il fratello ritornò a casa e fece mostrare a tutti il suo gallo,
allora disse:<Gallo canta> e lui non cantò.
Pochi giorni
dopo la sorella disse ai suoi fratelli che lei sarebbe andata a cercare lavoro
e loro le urlarono contro:<Ma dove vai nanerottola!?> e lei gli
rispose:<State zitti voi che vi siete fatti scappare una tovaglia e un
gallo!!>.
Allora si
inviò alla ricerca di lavoro e incontrò la vecchia che la ospitò a lavorare per
lei.
Passato un
anno la vecchia diede alla piccola un bastone e le disse:<Guarda che questo
non è un bastone qualunque. Se tu dici: “Bastone picchia!”, comincia a fare il
diavolo. E smette soltanto se dici:” Bastone basta!”.
La sorella
entrò nell’ osteria e disse all’ ostessa:<Garda che non devi dire “bastone
picchia” al mio bastone se no lui ti picchia!!!>. Il gatto nero davanti al
bastone si trasformò nell’ ostessa e disse:<Bastone picchia> e lui
cominciò a picchiarla e la ostessa cominciò ad urlare che svegliò la piccola
che disse:< Ti avevo detto di non dire …>< Lo so, lo so, ma ti prego fallo smettere in cambio ti darò
tutto quello che vuoi>. Allora la piccola disse:<Bastone basta> e, la
mattina seguente l’ ostessa le diede tutto quello che voleva: il gallo e la
tovaglia.
Tornata a casa
con gli oggetti, racconta i fratelli
come aveva fatto ad riaverli.
Alla fine la
famiglia fu sempre felice, sazia e ricca.
Per cena solo pane e acqua
di Karen
Un contadino di nome Giuseppe era un uomo sempre sorridente e allegro e
voleva tanto bene ai suoi tre figli Jonatan, Matteo e Giulio. Questi,
però, erano molto cattivi con il padre e si approfittavano sempre di
lui.
Un giorno un mago di nome Ravy decise di punire i fratelli trasformando
il padre in un uomo triste e cattivo di modo che anche loro provassero
quello che il padre subiva da loro ogni giorno.
I figli si accorsero che quando gli rispondevano male il padre si arrabbiava tantissimo, mentre prima non lo faceva mai.
Come tutte le mattine il padre andò a lavorare e quando tornò a
casa vide che c'era un gran disordine e che non c'era nessuno. Quando i
tre ragazzi rientrarono furono sgridati dal padre che disse loro:
"Questa casa non è un albergo e non posso fare sempre tutto io!!"
Jonatan, Matteo e Giulio replicarono sbalorditi:
"Ma non abbiamo fatto nulla!!"
A quell' affermazione Giuseppe si arrabbio ancore di più, così decise di lasciare loro per cena solo pane e acqua.
"Questa casa non è un albergo e non posso fare sempre tutto io!!"
Jonatan, Matteo e Giulio replicarono sbalorditi:
"Ma non abbiamo fatto nulla!!"
A quell' affermazione Giuseppe si arrabbio ancore di più, così decise di lasciare loro per cena solo pane e acqua.
I fratelli, preoccupati, volevano che il loro papà tornasse buono
come una volta. Si resero, quindi, conto di quanto gli volessero bene e
di quanto il loro comportamento fosse sbagliato. Quando arrivò il
compleanno del padre, i figli restarono a casa dicendo di non stare bene,
ma in realtà avevano in mente una sorpresa. Però Giuseppe andò al
lavoro molto triste perché i suoi figli non si erano ricordati del suo
compleanno.
Una volta uscito di casa, i tre furbetti si misero all'opera: comprarono addobbi, palloncini e invitarono amici e parenti.
Tutti
si nascosero e spensero le luci. Quando il padre arrivò, accese le luci
e tutti gli urlarono:
"BUON COMPLEANNO, GIUSEPPE!!!!!!!!"
"BUON COMPLEANNO, GIUSEPPE!!!!!!!!"
Il padre, molto emozionato, andò verso i figli, diede loro un
abbraccio molto forte e disse:
"Pensavo vi foste dimenticati".
Matteo rispose:
"Non avremmo potuto mai dimenticarci di questo giorno speciale. Ti vogliamo bene papà . Scusaci se qualche volta ti abbiamo fatto arrabbiare. Promettiamo di non farlo più!!!!"
"Pensavo vi foste dimenticati".
Matteo rispose:
"Non avremmo potuto mai dimenticarci di questo giorno speciale. Ti vogliamo bene papà . Scusaci se qualche volta ti abbiamo fatto arrabbiare. Promettiamo di non farlo più!!!!"
Giuseppe guardò i figli emozionato e li strinse forte a sé.
Da quel giorno vissero come una vera famiglia e la magia fatta da Ravy sparì.
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